C’è un mondo prima e un mondo dopo i Beatles: la band nata nella Liverpool del 1960 cambia le regole del gioco in meno di un decennio, realizzando nel tempo di una canzone ponti tra i pionieri del rock e l’R&B, l’appeal del pop e la sperimentazione d’avanguardia. John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr sbarcano il lunario ad Amburgo nell’era pre-Fab Four, in un 1962 dove la gavetta lascia improvvisamente spazio al medagliere di un’inarrestabile Beatlemania. Se le note di ‘I Want to Hold Your Hand’ attirano il pubblico, brani come ‘Strawberry Fields Forever’ lo portano per mano nel futuro del suono, filtrando dalle acque del Mersey una proto-psichedelia che plasma per sempre forma e sostanza della musica leggera. La metà dei Sessanta è appena scoccata quando spiritualità orientale e viaggi oltre la comune percezione trovano spazio in classifica, mentre lo studio di registrazione diventa laboratorio di prove difficili da replicare sul palco, e capitoli come Revolver o The White Album allontanano i baronetti dai tour. In 8 anni scarsi di attività, il gruppo getta le basi per i decenni futuri e regala all’umanità un capolavoro dietro l’altro, dal leggendario Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band a capolavori assoluti come Abbey Road e Let it Be. Il tetto del quartier generale Apple Corps è il teatro dell’ultimo show di una formazione capace di resistere a una mole di pressione e intensità impensabile per due soli lustri, lasciando nell’etere frequenze guida impossibili da ignorare.