100 episodes

Laser è un magazine di approfondimento dell’attualità politica, culturale, sociale. Interviene sulla stretta attualità di giornata, solo in casi particolari, di grande rilevanza. Dà spazio anche a tematiche di interesse pubblico o a quante vengono trascurate dai grandi media. Il taglio è storico–sociologico. I registri comprendono interviste, reportage, documentari, incontri biografici. Spazia dal locale all’internazionale, da tematiche accademiche a questioni di vita quotidiana. Presta particolare attenzione alla forma radiofonica, all’abbinamento di contenuti di sostanza con uno stile divulgativo. È il magazine di riferimento della Rete Due per réportages e documentari.

Laser RSI - Radiotelevisione svizzera

    • News

Laser è un magazine di approfondimento dell’attualità politica, culturale, sociale. Interviene sulla stretta attualità di giornata, solo in casi particolari, di grande rilevanza. Dà spazio anche a tematiche di interesse pubblico o a quante vengono trascurate dai grandi media. Il taglio è storico–sociologico. I registri comprendono interviste, reportage, documentari, incontri biografici. Spazia dal locale all’internazionale, da tematiche accademiche a questioni di vita quotidiana. Presta particolare attenzione alla forma radiofonica, all’abbinamento di contenuti di sostanza con uno stile divulgativo. È il magazine di riferimento della Rete Due per réportages e documentari.

    La città dei 15 minuti

    La città dei 15 minuti

    È considerato uno dei massimi pensatori contemporanei. La sua visione della città del presente e del futuro, a misura di abitante, è studiata in tutto il mondo e trova già alcune applicazioni, soprattutto in città che vedono tra le priorità offerte ai cittadini l’innovazione e la qualità della vita.
    Il Prof. Carlos Moreno si è distinto con l’idea della città dei 15 minuti alla COP di Parigi 2015 e da allora il suo progetto è entrato in programmi elettorali (ad esempio a Parigi con la sindaca Anne Hidalgo) o nelle amministrazioni locali (Melbourne sta attuando il progetto “il vicinato entro 20 minuti”), ma nelle aule universitarie, la modifica nello studio su come disegnare la città è da tempo una realtà.
    “Il diritto alla città significa vivere in città” sostiene Moreno, che propone anche un ruolo attivo dei cittadini. In una realtà dove l’individualismo è realtà, il benessere collettivo passa anche dalla consapevolezza che a disegnare la città non sono solo gli urbanisti ma anche chi la città la abita e la rende viva.

    • 27 min
    Non è un paese per poveri (2./2)

    Non è un paese per poveri (2./2)

    Il 25 aprile inizia a Venezia l’esperimento per introdurre un ticket d’ingresso alla città. Il nome ufficiale è «contributo unico di accesso» e applicato quest’anno per una trentina di giornate tra aprile e luglio dovrebbe servire a meglio gestire il numero esorbitante di turisti che in alcuni periodi particolarmente critici si riversano in città. Le cifre più catastrofiche parlano di punte di 120 mila presenze giornaliere, mentre la capacità di carico studiata in un recente studio dall’Università Ca’ Foscari sarebbe di 52 mila visitatori al giorno.  
    Delle difficoltà della città di affrontare un numero così alto di turisti e delle possibilità di affrontarlo si parla da almeno trent’anni, passando dal numero chiuso, all’obbligo di prenotare l’accesso, a una tassa da versare. Mille soluzioni diverse tutte naufragate di fronte alla difficoltà non solo di rendere efficaci tali soluzioni, ma anche di applicarle. Il turismo fa parte della vita di Venezia fin dal medioevo come ne fanno parte da sempre l’apertura al resto del mondo e gli scambi commerciali e culturali. Scambi che ne hanno caratterizzato la storia e la ricchezza. Ma che al calo demografico sempre più accentuato dei residenti e della contemporanea presenza sempre più massiccia di turisti in movimento come in un luna park da un’attrazione all’altra, hanno mutato il volto di una città un tempo ricca di artigiani e commerci locali in una sequela di fast food e negozi di paccottiglia.
    In questo reportage realizzato tra le calli e i campi di Venezia raccogliendo le voci di cittadini, professionisti e associazioni impegnate nella promozione di una vita della città alternativa al turismo Laser racconta l’impatto dell’iperturismo sulla città e la ricerca di vie alternative di immaginarne il futuro.

    • 27 min
    Non è un paese per poveri (1./2)

    Non è un paese per poveri (1./2)

    Il 25 aprile inizia a Venezia l’esperimento per introdurre un ticket d’ingresso alla città. Il nome ufficiale è «contributo unico di accesso» e applicato quest’anno per una trentina di giornate tra aprile e luglio dovrebbe servire a meglio gestire il numero esorbitante di turisti che in alcuni periodi particolarmente critici si riversano in città. Le cifre più catastrofiche parlano di punte di 120 mila presenze giornaliere, mentre la capacità di carico studiata in un recente studio dall’Università Ca’ Foscari sarebbe di 52 mila visitatori al giorno.  
    Delle difficoltà della città di affrontare un numero così alto di turisti e delle possibilità di affrontarlo si parla da almeno trent’anni, passando dal numero chiuso, all’obbligo di prenotare l’accesso, a una tassa da versare. Mille soluzioni diverse tutte naufragate di fronte alla difficoltà non solo di rendere efficaci tali soluzioni, ma anche di applicarle. Il turismo fa parte della vita di Venezia fin dal medioevo come ne fanno parte da sempre l’apertura al resto del mondo e gli scambi commerciali e culturali. Scambi che ne hanno caratterizzato la storia e la ricchezza. Ma che al calo demografico sempre più accentuato dei residenti e della contemporanea presenza sempre più massiccia di turisti in movimento come in un luna park da un’attrazione all’altra, hanno mutato il volto di una città un tempo ricca di artigiani e commerci locali in una sequela di fast food e negozi di paccottiglia.
    In questo reportage realizzato tra le calli e i campi di Venezia raccogliendo le voci di cittadini, professionisti e associazioni impegnate nella promozione di una vita della città alternativa al turismo Laser racconta l’impatto dell’iperturismo sulla città e la ricerca di vie alternative di immaginarne il futuro.

    • 25 min
    Lungo il confine che non c’è 

    Lungo il confine che non c’è 

    Lo scorso dicembre, la Georgia ha ottenuto lo status di paese candidato ad entrare nell’Unione Europea. Un risultato molto atteso dalla società civile georgiana che da tempo sogna l’Europa. L’entusiasmo dell’inizio del percorso d’integrazione europeo si accosta però, alle molte ferite di questa nazione rimaste ancora aperte.
    I due conflitti in Ossezia del sud, combattuti tra georgiani e separatisti osseti affiancati dai russi, risalgono al 1991 e al 2008. L’ultimo, in particolare, ha portato al controllo de-facto della regione da parte dell’esercito russo. E’ iniziato così, un processo unilaterale di demarcazione del confine attraverso la costruzione e installazione di infrastrutture, come fili spinati, camere di videosorveglianza e torrette di avvistamento.
    Laser ripercorre i 400km di frontiera tra la Georgia e l’autoproclamata repubblica dell’Ossezia del Sud, raccontando, attraverso le testimonianze di coloro che vi abitano, cosa significhi vivere all’ombra di un confine militarizzato e non riconosciuto dalla comunità internazionale.
    Il reportage è un percorso che dai traumi del passato arriva al sogno Europa, tentando di far chiarezza su quali siano le domande più pressanti della Georgia di oggi.

    • 25 min
    Il Testimone

    Il Testimone

    Protagonista di questo Laser è Volodymyr Sahaidak, direttore del Centro di riabilitazione sociale e psicologica di Kherson, in Ucraina. La struttura da anni accoglie bambini orfani, minori i cui genitori sono in carcere o comunque impossibilitati a garantirne il sostentamento. Kherson è rimasta sotto occupazione russa da febbraio a novembre del 2022: è stata una delle città più martoriate dalla guerra. Ai nostri microfoni, Sahaidak racconta come ha fatto a salvare dalla deportazione 52 bambini, e quali sono le prove che è riuscito a raccogliere. L’uomo oggi è sotto protezione, tutelato perché testimone del processo intentato dalla Corte penale internazionale contro il presidente russo, Vladimir Putin, e la responsabile delle politiche per l’infanzia, Maria Lvova Belova. L’intervista con Sahaidak è stata anche l’occasione per ragionare, insieme allo storico Andrea Graziosi, sul fenomeno storico della deportazione di persone, ma anche sulla possibilità che il processo contro Putin e Lvova Belova venga davvero celebrato e possa portare ad un’eventuale condanna

    • 23 min
    A chi raccontare l’esodo

    A chi raccontare l’esodo

    ®
    L’espulsione delle popolazioni di lingua tedesca dall’Europa centro-orientale dal 1945 coinvolse oltre 12 milioni di persone, di cui più dell’85% provenivano dal territorio di Polonia e Cecoslovacchia. Centinaia di migliaia di altre persone di lingua tedesca furono costrette a lasciare Ungheria, Romania e Jugoslavia. Questa pagina della storia in Germania è stata a lungo trascurata perché troppo controversa. Dal 2021 la memoria di questi avvenimenti viene conservata e presentata al Dokumentationszentrum Flucht Vertreibung Versöhnung.
    Cristiana Coletti ha incontrato Nils Köhler, direttore del dipartimento di documentazione e ricerca del Dokumentationszentrum Flucht Vertreibung Versöhnung, la scrittrice Roswitha Schieb, Andreas Stopp (giornalista), Ernst Stopp (testimone) e lo storico Antonio Ferrara.
    Prima emissione: 12 dicembre 2023

    • 26 min

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