Prima esplorando le contaminazioni in levare come frontman dei Police e poi catalizzando suggestioni planetarie in una sofisticata dimensione solista, dal 1977 Sting contribuisce a definire il paesaggio sonoro del mondo. - Insegnante scolastico e bassista jazz, guadagna il pungente soprannome per via delle strisce gialle e nere di una maglietta che lo accompagna sul palco, dove segue e diffonde la corrente new wave. - In trio con Andy Summers e Stewart Copeland, percorre e raffina il lato reggae del punk, giungendo a delineare un peculiare crossover che concentra pop e sperimentazione in successi che riscrivono il dizionario mainstream. - Il cool e il blues delle radici, i temi impegnati e l’infatuazione per la world music ispirano il volo in autonomia intrapreso nel 1985, quando The Dream of the Blue Turtles irradia venti fusion. - Mentre brani come ‘Englishman In New York’ (1987) diventano classici istantanei, negli anni ’90 il cantautore afferma il proprio profilo intellettuale e si concede collaborazioni trasversali in studio e dal vivo con figure del calibro di Phil Collins, Zucchero e Tina Turner. - Il terzo millennio è l’ennesima fase di scoperte e intuizioni, che lo vedono inglobare il sitar di Anoushka Shankar e duettare con Mary J. Blige in Sacred Love (2003), adottare il liuto elisabettiano per le coltissime atmosfere rinascimentali di Songs from the Labyrinth (2006) o rituffarsi tra le onde caraibiche insieme a Shaggy su 44/876 (2018).