Adriano Celentano segue i passi del paese con un piede nei sentimenti e uno nel quotidiano. Nato nella Milano del 1938, alla fine degli anni ’50 sposa la causa del rock’n’roll, prima imitando le icone d’oltreoceano e poi sviluppando quella personale formula che gli vale il soprannome di “Molleggiato” e lo porta a bucare anche lo schermo, tra musicarelli e camei nel cinema da Oscar. Pioniere dell’indipendenza discografica con la fondazione del Clan, è secondo a Sanremo dopo lo show di spalle per ‘24 mila baci’ (1961) e inanella successi con cover di hit straniere del calibro di ‘Pregherò’ (‘Stand By Me’), inni alle origini come ‘Il ragazzo della via Gluck’ (1966) e interpretazioni di brani d’autore quali ‘Azzurro’ di Paolo Conte (1968). Insieme alla moglie Claudia Mori, nel 1970 ottiene la vittoria al Festival con ‘Chi non lavora non fa l’amore’, mentre il maccheronico nonsense da esportazione ‘Prisencolinensinainciusol’ (1972) guadagna coi decenni la fama di classico proto-rap. La capacità di inquadrare con ironia tensioni senza tempo (‘Svalutation’, 1976) e di mischiare battute e filosofia lo trasforma in un punto di riferimento culturale che si autoproclama Il re degli ignoranti (1991) e inaugura una collaborazione da antologia con Mina nel monumentale Mina/Celentano (1998). Se il millennio si chiude con Io Non so Parlar D’amore, Esco Di Rado E Parlo Ancora Meno (2000) ne apre uno nuovo in un trionfo di raffinate dichiarazioni di poetica pop.