Nei primi anni Zero, Avril Lavigne ha imposto nel patinato panorama mainstream un’immagine dalle tonalità dark di forte impatto, che ha contribuito al successo dei suoi sferzanti inni adolescenziali a base di introspezione, angoscia generazionale e pop venato di punk. • Influenzata dall’ampio spettro dell’alt-rock, irrompe 17enne sulla scena con l’esplosivo debutto Let Go nel 2002, album da 5 nomination ai GRAMMY trainato da hit come ‘Complicated’ e ‘Sk8er Boi’. • Il boom planetario viene confermato nel 2004: Under My Skin marca una svolta nella scrittura, che affronta temi malinconici come il dolore e la perdita dell’amore, in una scenografia sonora dominata dalla foschia delle ballad e dalla coltre post-grunge degli episodi più ruvidi. • Il decennio si chiude con un altro cambio di direzione, stavolta guidato dallo spirito di rivalsa e autoaffermazione di The Best Damn Thing, seguito nel 2011 dalle istantanee acustiche e le immersioni personali di Goodbye Lullaby. • Dopo la fatica omonima del 2013, i fan dovranno attendere altri sei anni prima di un ritorno sulle scene. Il lungo iato viene interrotto nel 2019 da Head Above Water, le cui poliedriche sfaccettature raccontano difficoltà private e l’eterno conflitto tra mente e cuore. • Un sensibile influsso hardcore e inattese puntellature alternative accompagnano il fervore di Love Sux (2022), in cui assoli rampanti e batterie fulminee riflettono un desiderio di rinascita e autostima.