Maestro indiscusso della tradizione cantautorale italiana, Francesco Guccini (Modena, 1940) racconta storie universali col piglio del poeta, dotato di una sensibilità che lo eleva a mito intergenerazionale. Nel 1965 comincia a insegnare lingua italiana al Dickinson College di Bologna, ma la carriera musicale prende rapidamente il sopravvento: sulla scia della scuola emiliana ispirata al folk americano, firma da subito capolavori come ‘Auschwitz’ (1966), e debutta nel 1967 con Folk Beat N.1. Ottenuta la fama con ‘Dio è morto’ (1967), brano cantato dai Nomadi, la svolta arriva con Radici (1972), che contiene ‘La locomotiva’, sul tema della giustizia sociale. Via Paolo Fabbri 43 (1976) è un successo commerciale a cui segue Amerigo (1978), con la celebre ‘Eskimo’. Laddove Metropolis (1981) è dedicato a città ricche di storia, Signora bovary (1987) col suo piglio intimista, allude a persone reali legate alla vita dell’autore. La dimensione profondamente poetica dei testi gli vale nel 1992 il Premio Montale, mentre con Parnassius Guccinii del 1994 si aggiudica il premio Tenco. L’Ultima Thule (2012) insieme a L’ostaria delle dame (2017), danno ulteriore prova di una penna arguta che si rivela tale anche nella carriera di scrittore, inaugurata nel 1989 conCròniche Epafániche. Autentico cantastorie, Guccini è un caposaldo della cultura italiana, scandagliata attraverso un lirismo tanto politico quanto intimista.