Il pubblico calcistico ha imparato a conoscere Gianna Nannini nel 1990, quando in coppia con Edoardo Bennato, si è resa protagonista di ‘Un’Estate Italiana (Notti Magiche)’, inno ufficiale dei mondiali di casa. A quel punto, la cantante nata a Siena a metà anni ’50 era però già una star europea del rock, che fin dagli esordi aveva fatto di vocalità grattate, gusto per la trasgressione e scrittura autobiografica i tratti salienti di uno stile “spezzato, ritmico, melodico” ispirato alla romanza. Trainato da ‘America’, California (1979) è il primo vero manifesto di un suono elettrico che flirta con l’orecchiabilità e si modernizza su Latin Lover (1982), frutto dell’illuminante soggiorno a Berlino, dove abita con Annie Lennox e incontra Conny Plank: è quest’ultimo a introdurre synth ed effetti in un LP epocale, che precede la consacrazione commerciale con Puzzle (1984) e Profumo (1986). Regina dei mesi caldi insieme a Jovanotti anche nel 1993 con ‘Radio Baccano’, la rockeuse intensifica l’attivismo sociale, riconquista le chart con ‘Meravigliosa Creatura’ (1995) e non cessa di sperimentare, trovando in Aria (2002) una svolta elettronica e in Grazie (2006) il deciso innesto degli archi. Progetti di stampo dantesco, collaborazioni in area hip-hop e ulteriori escursioni sonore ampliano un percorso che nel 2019 tocca la dimensione intima di La differenza e nel 2021 dà alla stima per Francesco De Gregori la forma del duetto in ‘Diamante’.