È una patina adesiva di elegante gentilezza a tenere in qualche modo unite l’esistenza e l’arte di Mango (Lagonegro, 1954), lanciato grazie a un fortuito incontro con Renato Zero a metà anni ’70 e letteralmente uscito di scena sul palco durante un concerto nel 2014. Se già le prime prove discografiche conquistano voci del calibro di Patty Pravo e Mia Martini, che ne incidono alcuni brani, a decretare la svolta è l’intervento di Mogol, determinato a dare un nuovo impulso alla sua carriera producendo e scrivendo i versi di ‘Oro’ (1984). L’esordio a Sanremo del 1985 con ‘Il Viaggio’ dà effettivamente il via a un percorso che vede lo stile del cantautore arricchirsi di sonorità new wave ed etniche, in un iridescente ibrido di sfumature dove il falsetto tenorile diventa una caratteristica familiare anche all’estero. È in particolare la Spagna a premiare un grande innovatore del canone leggero nostrano, capace di collaborare con giganti della statura di Lucio Dalla e Pasquale Panella e di partorire nel giro di un decennio gemme quali ‘Bella d’estate’ (1987), ‘Nella Mia Città’ (1990), ‘Mediterraneo’ (1992) e ‘Dove vai...’ (1995). Il terzo millennio apre una vena poetica che lo vede dedicarsi con sempre maggiore costanza ai testi, dando vita ad album come Disincanto (2002) e Ti Porto in Africa (2004), emblematico di quella fusione globale raffinata e sognante sintetizzata nella formula di “pop mediterraneo”, di cui rimarrà uno dei pionieri e dei massimi interpreti.