La capacità di rivoluzionare il costume con la voce e il corpo ha fatto di Raffaella Carrà l’archetipo della popstar italiana. Nata a Bologna nel 1943, la futura icona nazionale si trasferisce a Roma da bambina per studiare danza e vi rimane per il cinema. Sarà però la TV a renderla celebre, grazie a ‘Ma che musica maestro’, storica sigla di Canzonissima 1970: con questo e altri brani delle edizioni successive quali ‘Felicità, tà tà’ e ‘Tuca Tuca’, la dirompente energia della showgirl contribuisce a portare nelle case del paese la liberazione della donna. Lo stile da urlatrice R&B e la fisicità innata trovano un perfetto mezzo espressivo nella disco music, di cui si fa pioniera locale con ‘Rumore’ (1974), una delle sue primissime hit esportate nel mercato latino, mentre ‘A far l’amore comincia tu (Liebelei)’ (1976) le apre anche le porte del mondo anglosassone. Il pubblico la adora in ogni veste, tanto nella briosa ‘Fiesta’ (1977), quanto nell’ammiccante ‘Tanti auguri’ (1978) o nell’amara ‘E salutala per me’ (1979), firmate da Gianni Boncompagni. Negli anni ’80, l’apprezzamento diventa culto e la regina dello showbiz inanella varietà e pezzi da classifica come ‘Pedro’ (1980) e ‘Ballo ballo’ (1982), metabolizzando con estrema autoironia il proprio ruolo di simbolo pop. Incoronata madrina della dance da Bob Sinclar, che la remixa nel 2011, Raffa accetta con il sorriso l’ennesimo titolo esplorando la house nel ritorno discografico Replay (The Album) (2013).