Le parole con cui ha presentato a Apple Music l’Halftime Show del 2020, che di lì a poco l’avrebbe vista mettere a ferro e fuoco il Super Bowl insieme a Jennifer Lopez, descrivono almeno in parte il senso della carriera di Shakira: una celebrazione della cultura latina e dell’importanza delle donne nell’industria musicale. • Enfant prodige dello showbiz colombiano, debutta appena tredicenne con l’album Magia (1991) e dedica gli anni ’90 alla scalata di una scena in lingua spagnola che ne premia il talento vocale e la grinta performativa con una cascata di Grammy. • Nel 2001, Laundry Service espande il raggio d’azione al mondo intero: il potente vibrato e l’espressività della diva vengono declinati in un crossover che introduce l’uso dell’inglese in un inedito pastiche sonoro, dove ritmi e strumenti tropicali si incastrano con ritornelli pop e influenze sparse tra rock ed elettronica. • La composita anima idiomatica si sdoppia nel 2005 con Fijación Oral, Vol. 1 e Oral Fixation, Vol. 2, contenitori di un maestoso sound globale che coniuga disimpegnate tentazioni dance e immaginario poetico con ballate intime e messaggi di protesta. • Dall’electro-disco fino al rap e al reggaeton, l’esplorazione prosegue senza sosta in LP come She Wolf (2009), Sale el Sol (2010) o El Dorado (2017), che esaltano un eclettismo sconfinato capace di conquistare anche i mondiali sudafricani con l’inno ‘Waka Waka (This Time for Africa)’.