Laser RSI - Radiotelevisione svizzera
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Laser è un magazine di approfondimento dell’attualità politica, culturale, sociale. Interviene sulla stretta attualità di giornata, solo in casi particolari, di grande rilevanza. Dà spazio anche a tematiche di interesse pubblico o a quante vengono trascurate dai grandi media. Il taglio è storico–sociologico. I registri comprendono interviste, reportage, documentari, incontri biografici. Spazia dal locale all’internazionale, da tematiche accademiche a questioni di vita quotidiana. Presta particolare attenzione alla forma radiofonica, all’abbinamento di contenuti di sostanza con uno stile divulgativo. È il magazine di riferimento della Rete Due per réportages e documentari.
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Valdesi
Sulla strada è impressa la storia dei valdesi e della loro lunga battaglia verso la libertà: un cammino segnato da repressioni, massacri, ghetti ed esilio.
Una delle pagine piu buie si è consumata nell’inverno del 1687 quando 2700 valdesi, deportati dall’esercito sabaudo, percorsero la via che univa Torino a Ginevra e oltre 300 moritrono.
Questo itinerario è parte del percorso storico «Le Strade degli Ugonotti e dei Valdesi», certificato dal Consiglio d’Europa come «Itinerario culturale europeo».
Un percorso nella memoria per conoscere la storia di resistenza dei valdesi, che inizia 850 anni fa da quando il mercante francese Valdo fonda il movimento dei «poveri di Lione», che da cristiani laici predicavano il Vangelo in lingua volgare, nel 1184 accusati di eresia da Papa Lucio III.
Una storia di difesa dei diritti e della libertà, non solo religiosa, ma di pensiero e coscienza che ripercorriamo con Davide Rosso, direttore del museo Valdese di Torre Pellice; Pierre-André Glauser, presidente della fondazione “Via sur les pas des Huguenots et des Vaudois du Piémont à travers la Suisse” (“Strada sui passi degli Ugonotti e dei Valdesi del Piemonte attraverso la Svizzera”) e Albert de Lange, responsabile del museo Valdese di Schönberg, in Germania. -
Io non sono pentita
Due anni di prigione per aver realizzato un disegno ritenuto “atto di terrorismo”. L’artista curda Zehra Dogan ha pagato con il carcere in Turchia il proprio impegno per i diritti civili della popolazione curda e a favore delle donne nella società turca.
Poco importa se la condanna è stata cancellata pochi giorni fa e in modo definitivo dalla corte di cassazione turca, dopo che lo scorso ottobre era stata chiesta la revisione del processo. Non è una forma di terrorismo disegnare carri armati e la bandiera turca sulle macerie di una città curda distrutta dall’esercito di Ankara, ma l’artista ha comunque pagato un prezzo carissimo: il carcere e poi l’esilio in Europa.
A margine di Chiasso Letterario, Zehra Dogan racconta a Laser il suo rapporto con l’arte, il significato del suo lavoro e come sia riuscita comunque a fare uscire dal carcere le sue opere d’arte. “Io non sono pentita” scritta con il proprio sangue su una installazione che riproduce la cella di un penitenziario, è la firma del suo impegno per gli ideali e i diritti in cui crede, e che nemmeno il carcere è riuscito a scalfire. -
Il cartone per bambini più amato dagli adulti
È possibile che una famiglia di cani antropomorfi insegni a genitori di tutto il mondo qualcosa sull’essere madri o padri? Può sembrare strano, ma la serie australiana “Bluey”, nata dalla matita di Joe Brumm nel 2018 e rivolta di per sé a un pubblico di età prescolare, è diventata velocemente un fenomeno di consumo intergenerazionale, capace di appassionare e commuovere anche molti adulti, con o senza figli accanto. Tre stagioni di episodi da otto minuti che raccontano le tranquille giornate della piccola Bluey, della sua sorellina Bingo e di mamma e papà Heeler, con la capacità di far sorridere ma anche di trattare tematiche impegnative. Distribuita da Disney – alla quale però gli autori non vendono, così da poter mantenere un’impronta più autoriale e artigianale sulla scrittura - alla fine del 2023 “Bluey” era stata la seconda serie più scaricata tra tutte le piattaforme di streaming. «Una famiglia in cui i grandi sanno fare bene i grandi, e di rimando i piccoli sanno fare bene i piccoli», spiega lo psicoterapeuta Alberto Pellai, che si sofferma su preoccupazioni e ossessioni della genitorialità moderna. Ma la verità è che tutti, genitori o no, siamo in cerca di un lieto fine. Ed è forse questo a spiegare la passione degli adulti per una serie animata fatta anche di molta nostalgia: parola del saggista e sociologo Marco Pellitteri.
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I Grigioni e la Svizzera
L’antica Confederazione e La Repubblica delle Tre Leghe retiche hanno una lunga tradizione di relazioni diplomatiche. Benché autonomi, i Grigioni hanno in più occasioni bisogno dell’ala protettrice della ben più importante Confederazione. I rapporti bilaterali nascono alla fine del Medioevo e si consolidano nell’Epoca moderna, ma è per mano francese che, ne 1798, i due stati federali vengono uniti. Nella sua narrazione, la storiografia ottocentesca, sminuisce il ruolo della Epoca napoleonica raccontando questo avvicinamento come una via prestabilita e logica, come la relazione fra repubbliche sorelle che vanno a costituire una nuova famiglia. Parte di questo processo di assimilazione è il culto della storia che evidenzia proprio le convergenze. L’unità nella diversità – un elemento fondante della Svizzera moderna – si celebra anche con i monumenti e le feste popolari di carattere evocativo.
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Il Patto del 1524
Nel Medioevo e in Epoca moderna, il Cantone dei Grigioni ha una sua storia che si differenzia da quella del resto della Svizzera. Una pietra miliare di questo percorso è il patto siglato a Ilanz nel settembre del 1524. Il documento riprende in gran parte parola per parola testi e normative anteriori, eppure ha un suo carattere di novità; segna, infatti, il passaggio dall’Epoca feudale a quella dei comuni. La Dieta, istituzione che unisce i rappresentanti delle valli, non si limita a scrive il nuovo patto, ma aggiunge altri protocolli separati che rivoluzionano l’assetto politico delle precedenti leghe retiche. Con le decisioni prese fra l’aprile e il settembre del 1524, i Grigioni diventano una Repubblica e il potere passa definitivamente dai signori feudali ai comuni di valle. Il documento diventa la base costituzionale dei Grigioni fino all’invasione francese del 1798 che segna la perdita della secolare autonomia e dei territori sudditi come l’annessione alla Svizzera.
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Cultura ucraina e resistenza
La parola “guerra” evoca immagini di morte, violenza e distruzione. Ma spesso, proprio a causa del suo impatto così estremo e doloroso, rischia di mettere in ombra altri aspetti.
L’aggressione su larga scala dell’Ucraina è iniziata, da parte russa, con una premessa culturale e l’incedere ripetuto di attacchi contro il suo patrimonio artistico e archeologico ha contribuito, negli anni, a dare credibilità e sostanza a questa tesi.
Da tempo, ormai, tanti in Ucraina si stanno organizzando per documentare e, in ultimo, portare di fronte alle corti internazionali quelli che, secondo la Convenzione dell’Aja del 1954, sono crimini di guerra a tutti gli effetti.
Tra loro, c’è il sergente-avvocato Vitaliy Tytych, che investiga ciascun attacco, come se avesse a che fare con una vera e propria scena del crimine; ma anche Damian Koropeckyj, che cerca di unire tutti i puntini e – tramite immagini satellitari – far comprendere quanto la manipolazione e la distruzione del patrimonio artistico vadano di pari passo con l’avanzamento delle truppe sul terreno.
Nella rosa di questo neonato movimento di resistenza culturale ucraino, c’è anche chi – come la Direttrice del Museo Letterario di Kharkiv, Tetyana Pylypchuk, o il Direttore del Museo Pedagogico di Kyiv, Oleh Steshuk – non passa giorno senza riportare a galla capitoli di storia sommersa e correnti artistiche dimenticate, che ricordano, però, quanto l’Ucraina, oggi, si distingua dalla Russia e quanto si sia lasciata alle spalle, nel suo tumultuoso percorso di auto-affermazione, il fantasma dell’Unione Sovietica.